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La cooperazione tra Stati Uniti e Israele nel genocidio a Gaza e nella guerra in Libano contro Hezbollah

 Stati Uniti e Israele stanno cooperando nell’attuazione del genocidio a Gaza nonostante i richiami americani alla moderazione e alla pace?

Chi sono le figure chiave statunitensi impegnate nei negoziati?

Le “bolle umanitarie” ennesima trappola per i palestinesi di Gaza?


Gli Stati Uniti stanno portando avanti una guerra per procura in Medio Oriente?

Diverse scuole di pensiero hanno dato vita a più di un’interpretazione sul ruolo degli Stati Uniti nella guerra genocidaria che Israele sta portando avanti contro il popolo nativo palestinese a Gaza e in Libano.

Secondo un primo punto di vista, Israele starebbe agendo in autonomia senza un coinvolgimento diretto del governo statunitense, un secondo punto di vista vede invece gli Stati Uniti impegnati in prima linea a sostegno dell’alleato israeliano, quindi la politica estera americana dietro le quinte starebbe usando la furia genocidaria israeliana per portare avanti propri obiettivi nazionali in Medio Oriente.

L’espansione della guerra in quell’area, con il coinvolgimento di altri paesi, avvantaggia infatti gli Stati Uniti in varie direzioni, dal controllo delle risorse energetiche ai benefici diretti per Wall Street e i produttori di armi americani.

La cooperazione tra le due potenze mirerebbe a ridurre il peso degli altri paesi mediorientali affinché Israele possa affermare il proprio ruolo preminente nel Golfo Persico.

Il flusso incessante di denaro e armi, come l’ultimo pacchetto da più di 8 miliardi di dollari, e il sostegno incondizionato davanti all’Onu fornito “al più grande alleato e migliore amico”, sono la dimostrazione più evidente di un coinvolgimento diretto in una sorta di “guerra per procura”, coerentemente con lo stile americano. Tutti i richiami alla moderazione e le obiezioni sarebbero solo una copertura adottata dagli Stati Uniti per scrollarsi di dosso ogni responsabilità davanti alla più grande catastrofe umanitaria dei nostri tempi, lasciando carta bianca a Israele nel compimento del “lavoro sporco”.

Le figure chiave del governo americano

Il segretario di Stato Blinken è certamente il pianificatore più vicino al governo degli Stati Uniti, in quanto stretto collaboratore del presidente Biden.

Le sue origini ebraiche inoltre lo ergono per elezione a protettore dello stato ebraico. Del resto la dichiarazione “il mondo è più sicuro senza Nasrallah”, pronunciata subito dopo l’assassinio del leader di Hezbollah, oltre ad ignorare che Netanyahu è l’artefice della mattanza a Gaza, è la conferma della sua mancanza di imparzialità come negoziatore super partes, e del forte sbilanciamento a favore di Israele.

Ma se servissero altre evidenze, basti pensare che Blinken, nonostante gli Stati Uniti a parole continuino a sostenere di voler evitare un’espansione dei conflitti, è tra coloro che non disdegnano la possibilità di una guerra preventiva contro l’Iran, colpevole di portare avanti un programma di energia nucleare. Che poi ci siano o meno le prove della correlazione con lo sviluppo di armi poco importa.

Senza contare le sue menzogne davanti al Congresso per nascondere le prove che inchiodavano Israele per aver intenzionalmente bloccato al confine gli approvvigionamenti di cibo e medicine inviati a Gaza dagli stessi Stati Uniti, lasciando che marcissero e poi venissero distrutti.

Mentre i palestinesi muoiono letteralmente per un tozzo di pane, Blinken sosteneva che Israele non stesse impedendo la corretta distribuzione degli aiuti alimentari.

Usare la fame come arma è un crimine di guerra, quindi la bugia di Blinken pone gli Stati Uniti in una posizione di palese complicità nei crimini di guerra perpetrati dall’alleato israeliano.

Le altre figure chiave impiegate nei negoziati sono William Burns, ex funzionario del Dipartimento di Stato, divenuto direttore della CIA nonostante la scarsa esperienza nel campo dell’intelligence, Amos Hochstein nato in Israele ed ex militare dell’IDF, nominato da Biden ambasciatore itinerante personale in Medio Oriente con la funzione di contenere la guerra contro Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano. Scegliere un ex membro dell’esercito israeliano nel ruolo di mediatore non fa altro che palesare ancora di più la strategia degli Stati Uniti volta a proteggere Israele.

La quarta figura chiave è il Coordinatore del Consiglio di Sicurezza Nazionale per l’Africa e il Medio Oriente, Brett McGurk, quest’ultimo noto per le sue posizioni intransigenti verso il mondo arabo e ossequiose nei confronti dello stato ebraico.

L’inchiesta della rivista Politico su Hochstein e McGurk

Un articolo pubblicato sulla rivista americana “Politico” dal titolo “I funzionari statunitensi hanno silenziosamente sostenuto l’offensiva militare di Israele contro Hezbollah. I funzionari hanno esortato alla cautela e sottolineato la necessità della diplomazia. Ma il momento era giusto per un tale cambiamento militare”, rivela come Hochstein e McGurk, i due “pacificatori” nominati da Biden, abbiano in realtà pienamente supportato la strategia di Netanyahu di espandere il fronte bellico in Libano contro Hezbollah, mentre la politica americana di facciata invitava alla pace, dietro le quinte le figure chiave del governo americano davano man forte alla strategia bellica del primo ministro israeliano intenzionato a trascinare direttamente in guerra anche gli Stati Uniti.

Contrariamente alle dichiarazioni ufficiali, gli Stati Uniti stanno fornendo copertura ai piani genocidari dei sionisti miranti a completare le pulizie etniche contro gli arabi palestinesi a Gaza e all’occupazione della parte meridionale del Libano per creare una “zona cuscinetto”. Predicare la pace mentre si supporta l’espansione del conflitto in Libano contro i gruppi di resistenza di Hezbollah, impegnati nella guerra contro l’etnostato ebraico, alleato dell’Occidente, ha lo scopo nella prospettiva geopolitica americana di indebolire l’atavico nemico iraniano.

Dal momento che Hezbollah non è semplicemente alleato dell’Iran, bensì un’estensione della politica iraniana in Medio Oriente contro Israele, nel caso di una sconfitta di Hezbollah, anche l’Iran, ne uscirebbe depotenziato a vantaggio degli Stati Uniti. Annientare Hezbollah in Libano, non sarà però un gioco, perché a differenza di Hamas che dispone di scarsa capacità militare per assenza di armi e munizioni, i gruppi di resistenza di Hezbollah grazie al supporto iraniano sono ben armati e addestrati.

Campi dì concentramento a Gaza gestiti da mercenari della CIA

Il governo Netanyahu sta approvando un piano che prevede l’istituzione di “bolle umanitarie” a Gaza, circondate da muri di separazione che impediscono entrate ed uscite da parte dei residenti se non previa identificazione. Ovviamente non si tratta di un’iniziativa assunta esclusivamente da Israele ma di un piano congiunto che vede gli Stati Uniti parte attiva nel reclutamento di 1000 mercenari addestrati dalla CIA.

Sarà infatti la GDC, società americana di sicurezza privata, di cui fanno parte ex agenti dei servizi segreti americani ed israeliani e comandanti delle forze speciali, ad occuparsi della gestione di questi “campi di concentramento” in cui i palestinesi verranno rinchiusi con il pretesto dichiarato di individuare combattenti della resistenza di Hamas all’interno di ogni complesso.

La GDC è stata impegnata in vari contesti bellici in cui l’Occidente è stato protagonista, per esempio in Afghanistan, Iraq e Ucraina, ed è retta dall’imprenditore israelo-statunitense Moti Kahane, colui che durante la guerra civile in Siria, in qualità di agente del Mossad ha sostenuto militarmente ed economicamente i tentativi dei gruppi ribelli di deporre il presidente Bashar al-Assad.

I mercenari incaricati di presidiare le cosiddette “bolle umanitarie” dovrebbero essere reclutati tra i membri delle unità d’élite degli eserciti di Stati Uniti e Gran Bretagna, e tra le file dei combattenti curdi.

Secondo le intenzioni dichiarate, il compito di questi agenti consisterà nel garantire la sicurezza all’interno di ciascuna bolla scortando i convogli umanitari, ma come già abbiamo visto con il “molo temporaneo” che avrebbe dovuto facilitare le operazioni umanitarie finendo poi per diventare un assist nelle manovre militari israeliane contro i civili, anche in questo nuovo scenario, il piano finanziato dagli Stati Uniti, consentirà all’alleato israeliano di trattare i palestinesi come animali imprigionandoli dentro trappole senza via d’uscita.

E ancora una volta la scusa sarà la guerra contro la resistenza di Hamas.

Il piano congiunto tra Stati Uniti e Israele prevede la realizzazione delle suddette “bolle umanitarie” dapprima nel nord di Gaza per poi espandere il progetto anche nel centro, nel Corridoio Netzarim, e al sud, nel Corridoio Filadelfia, al confine con l’Egitto.



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